«Se ami qualcuno, rendilo libero»

Dedicato ai “proprietari” di cani

In questo quartiere di cani, ci vivono anche degli esseri umani. Li vedi aggirarsi la mattina presto, portati a passeggio dal loro cane che ne approfitta per fare i bisogni alla loro presenza. Li scorgi piegarsi a raccogliere le feci del cane, li ammiri mentre li allenano al parco, mentre li portano dal veterinario, fanno le compere di cibo e vestitini. Non entrano dove i loro cani non possono entrare e aspettano fuori dai luoghi riservati ad essi. Spendono soldi, tempo e salute per il benessere del cane, e si fanno chiamare “padroni”.

In questo quartiere abitato da tanti esseri umani, ci vivono numerosi cani. Il loro istinto li porta a vivere in branco, ma sono isolati con uno o più umani. Vivrebbero all’aria aperta, ma passano la maggior parte del tempo chiusi in un appartamento. Hanno i loro ritmi, ma un guinzaglio li strattona senza che ne capiscano il senso. La loro natura li spinge alla caccia, ma vengono loro dati croccantini con sapori artificiali. Vorrebbero avere dei cuccioli, ma li si sterilizza. Però chi li costringe a tutto questo dice di amarli.

C’è qualcosa che non torna. Lo si esalta, il cane, ma in sé non è buono né cattivo, segue semplicemente le leggi della sua natura, se non viene costretto. Il cane obbedisce perché non ne può fare a meno, per convenienza o addestramento. Il cane è una creatura meravigliosa, quando può essere ciò che è: un cane. La sua umanizzazione non lo rispetta, fargli vivere la nostra vita è una violenza. Chi lo ama ne rispetta la natura, lo lascia essere così come è stato creato.

Diciamo di amare gli uccelli, ma li mettiamo in gabbia; difendiamo i gatti e li castriamo; trattiamo i cani come dei figli, ma loro ne soffrono. «Sono al nostro servizio», dicono alcuni, ma il servizio è un atto di amore libero, viene da una scelta, e noi a loro non abbiamo offerto una scelta. Sono schiavi, schiavi del nostro desiderio di potere, o del nostro bisogno di affetto, o per colmare la nostra solitudine. Lo schiavo lo si ama perché soddisfa una nostra necessità, ma è blasfemo chiamare questo “amore”. E alla fine il cane che trattavi da schiavo ti rende dipendente dal suo servizio, diventa il tuo padrone.

Come li si ama, come si è amici degli animali? Gli amici si rispettano, si apprezzano, si scelgono. L’aria aperta è la loro casa: gliene offri una che possano apprezzare? Il branco è la loro famiglia: lasci che lo possano vivere? La caccia è il loro mestiere: cosa offriamo loro in cambio?

Mi ritorna in mente una vecchia canzone di Sting: “If you love somebody, set them free” [se ami qualcuno, rendilo libero]. La dedico a loro oggi.

don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino

Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 4 Febbraio 2023

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