L’ultima frontiera di una lotta contro i poveri, non contro la povertà

Gli incentivi all’uso dell’internet banking, le regole sempre più stringenti sull’uso del contante e la chiusura di molti bancomat

Qualche anno fa dovevo aprire un conto bancario per la parrocchia e mi recai alla vicina BNL. Nella mia ingenuità chiesi quanto avrei ricevuto di interessi; la risposta stupita fu che gli interessi li dovevo pagare io, per dar loro i miei soldi. Dissi subito: «Ma allora me li tengo in casa!»; la responsabile rispose automatica: «ma lì possono venire i ladri»; «ma almeno vengono loro, non sono io a portarglieli!», ribattei d’istinto. Per fortuna non colse l’ironia.

Da allora la situazione è solo peggiorata. Ora si è aggiunta anche la chiusura di numerosi bancomat e la spinta statale verso l’abolizione del contante. Se voglio ritirare i miei soldi e supero una somma che ogni anno si fa più bassa, devo dichiarare per cosa mi servono. Ma perché mai? E se mi ci volessi accendere le sigarette?

Un’altra Banca, la Banca del Fucino, si è rifiutata infatti, in tempi più recenti, di darmi la somma richiesta se non dimostravo con ricevute come la spendevo: ho spiegato che non sono solito farmi firmare ricevute dai poveri che si rivolgono alla parrocchia, né posso dimostrare che il cibo che compero non me lo mangio tutto io, ma va anche a una piccola cucina di comunità, e sarebbe fuori luogo farmi lasciare le bollette che pago alle famiglie in difficoltà per mostrarle alla banca. Chi vive in un ufficio da dirigente queste cose però non riesce a capirle. Avrei dovuto dimostrare che non gestisco un racket di cibo in scatola? Questa volta la battuta sarcastica me la sono tenuta per me.

E così ormai si trovano sempre più conti online. E questo, ci viene detto, è un bene: il denaro elettronico sarebbe più sicuro, evita i furti, impedisce la corruzione, e l’evasione fiscale, e i guadagni illeciti: non mi sembra – ma forse non sono abbastanza informato – che siano sparite queste pratiche illecite, ma gli “esperti” ci assicurano che è questione di tempo. Il tasso negativo degli interessi bancari sarebbero poi una cosa buona, per evitare l’eccesso di risparmio sui conti bancari e favorire gli investimenti. Certo, è vero, i piccoli furti sono più facilmente evitati, ma quando un hacker entra nel tuo conto – e la cosa si fa sempre più frequente – non ti toglie ciò che hai in quel momento in tasca, ma ti svuota l’intero conto. Minore è la frequenza, forse, ma maggiore è sicuramente il danno.

A dar ragione ad altre mie perplessità ho scoperto da poco un inaspettato alleato. La Svezia è il paese più “virtuoso” al mondo: solo il 2% delle spese sono pagate in contanti; eppure, in un tale paradiso, è proprio il direttore della Banca centrale nazionale a voler tornare indietro e a chiedere di emettere maggiore denaro contante. In tempo di crisi – ha ben spiegato – le persone si sentono più sicure ad avere riserve di denaro in casa, sapendo che se vi fosse necessità, nessun Istituto bancario sarebbe in grado di distribuire contanti a tutti coloro che li richiedessero. E soprattutto – fa notare – la mancanza di contanti sfavorisce i più poveri, i più deboli: i senzatetto non hanno conti bancari, così come le persone senza documenti, i mendicanti, i migranti, e gli anziani, soprattutto delle zone rurali. Soprattutto nelle campagne il denaro serve alla coesione sociale, a uno scambio di relazioni umane, oltre che commerciali.

I pagamenti elettronici ci sono stati descritti come strumenti di libertà, ma si sono rivelati al contrario un potente mezzo di controllo sociale (sono amati in particolare in Cina, paese non proprio democratico) e le maggiori somme depositate in banca hanno permesso, da parte di governi in difficoltà, prelievi forzosi dai conti correnti privati (Grecia, Argentina e Cipro ad esempio) senza bisogno di un controllo parlamentare: i più colpiti, come sempre, sono stati i poveri, che non investono i loro pochi risparmi, lasciandoli così in più alta percentuale a disposizione dello Stato. La pratica più vessatoria si è però finora avuta a danno dei migranti a cui, come forma di sostegno, sono state date carte di pagamento, senza possibilità di prelievo al bancomat o trasferimenti di denaro, impedendo loro di poterle usare per scopi diversi da ciò che lo stato aveva stabilito: spenderli in beni di consumo.

Gli incentivi all’uso dell’internet banking, insieme alle regole sempre più stringenti sull’uso del contante e alla chiusura di molti bancomat sono l’ultima frontiera di una lotta contro i poveri, non contro la povertà: ce lo vedreste un senzatetto col Pos in mano? Vi fermereste a strisciargli la vostra carta di credito? E se fosse così fortunato da aver ricevuto qualcosa in più del necessario, sarebbe libero di cedere qualcosa a un amico, o sarà sempre lo Stato a decidere come deve usare quei bit che un tempo chiamavamo “soldi”?

Quando nel nostro quartiere una banca chiude lo sportello del bancomat, se vogliamo far sentire il nostro disappunto, non parliamo loro dei poveri, però, i loro capi non se li ricordano; andiamo a ricordar loro invece che quando giocheranno a tombola a Natale, quei fagioli sui numeri rimarranno fagioli se non c’è un Pos in casa che permetta loro, magari, di allungare anche una mancetta a figli e nipoti. La speranza dei poveri è ormai tutta nei fagioli della tombola.

don Domenico Vitulli, parroco a S. Tommaso d’Aquino

Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 3 Aprile 2022

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