La morte dei poveri
Una giovane donna si presenta in parrocchia. È sconvolta. La sua anziana madre in pochi istanti, in casa, è caduta apparentemente svenuta. Il medico di famiglia è fuori Roma e lei chiama la guardia medica, che viene, stabilisce il decesso – senza neanche un referto – e rilascia ricevuta. La figlia è sola, smarrita e non ha i soldi per il funerale. Viene in parrocchia. Ci attiviamo subito: il medico, raggiunto, può venire solo nel tardo pomeriggio, sebbene spieghiamo che la defunta è ancora per terra in casa, morta; i servizi sociali dicono di non poter intervenire perché loro aiutano in questi casi solo chi è già seguito da loro ed evidentemente questa non è l’occasione perché loro se ne prendano finalmente carico; la polizia mortuaria dice che se ne devono occupare i servizi sociali e che comunque esiste un servizio di funerali per indigenti. Ci mettiamo al telefono per ottenere il funerale per indigenti, sembra la soluzione, ma al telefono – per ore – nessuno risponde, sebbene qualcuno si prenda il disturbo di mettere giù ogni volta che chiamiamo. Deve essere una persona molto paziente. Siamo stanchi alla fine e ci rivolgiamo allo 060606 per capire cosa fare, mentre la giovane ha ancora la mamma morta sul pavimento. Il servizio per gli indigenti – ci dicono – non esiste più. Cosa dovrebbe fare chi non può permettersi un funerale? La soluzione (!) è: lasciare che il corpo marcisca a tal punto da costringere la polizia mortuaria ad intervenire, che trasporterà la salma al cimitero e, se nessuno la reclama per dieci giorni, verrà sepolta o cremata a spese del Comune. Decidiamo di farcene carico noi: chiamiamo un’agenzia funebre, paghiamo (ci viene detto che ben € 600 sono le tasse che incamera il Comune di Roma per ogni defunto) e diamo dignità a una povera, anziana e dolcissima signora defunta.
Cosa siamo diventati? Quale freddo calcolo ha deciso di togliere ogni dignità alla morte dei poveri? Quale cuore umano può decidere di tassare la morte delle persone e negare l’ultimo omaggio a un suo cittadino, per quanto povero?
La nostra parrocchia è fiera di aver potuto dare un segno di rispetto e vicinanza alle persone segnate da un lutto improvviso. È stato bello vedere come alcune persone si siano date da fare.
Quanta tristezza però ci lascia il pensiero che nemmeno davanti alla morte si ha più rispetto dei poveri.
Dolce signora, riposa in pace!
don Domenico, parroco di “S. Tommaso d’Aquino”
Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 8 febbraio 2022
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