I volontari: un bianco splendente che illumina il mondo

«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Matteo 5).

Ho fatto parte di diverse associazioni di volontariato, come volontario e come membro del personale. Ho visto tante persone prestare aiuto. Molte persone venivano una o due volte, guardavano, giudicavano, facevano regali a destra e a manca e non tornavano più. Coloro che si inserivano, si prestavano a fare del bene per i motivi più vari e nei modi più diversi. Ho voluto oggi raggrupparli e ho individuato sei categorie, che ne comprendono, io penso, la maggior parte.

Credo che la categoria più numerosa sia quella degli empatici. Si identificano nell’altro in difficoltà; rispondono a una necessità immediata, si fanno vicino e si emozionano. In qualche modo curano sé stessi; infatti, se il loro aiuto non riesce, è ferita la stima che hanno di sé; se non si agisce secondo la loro modalità, ne va del loro orgoglio. Sono generosi, ma a volte rigidi, difficili da integrare in una associazione. Spargono lacrime di commozione, ma solo per coloro in cui si riconoscono. Melodrammatici.

Più comunitari sono i volenterosi. Uniscono al buon cuore l’intelligenza e diventano i promotori di leggi e iniziative. Sentono la responsabilità del ruolo e oscillano tra orgoglio e insoddisfazione. Sono al centro di tante attività, che gestiscono da soli, consapevoli delle proprie capacità. Se ne vanno però quando il servizio diventa umiliante o non sono apprezzati, perché vengono per un bisogno di socialità e appartenenza. Sono spesso i più presenti, a volte anche fin troppo, finché ci sono.

Contrari a loro sono le persone-ombra. Non si vedono e non si sentono. Operano in modo solitario e indipendente. Specializzati in un campo, vi si dedicano senza clamore, a volte anche da casa. Sono pratici, affidabili, non cercano riconoscimenti. Seri e competenti, non creano però comunità, non coinvolgono altre persone. Non proponete loro un incontro, accamperanno mille scuse.

Diversi sono gli ondeggianti, coloro che partecipano, ma per un po’, poi spariscono, per riapparire quando ormai li si è dati per dispersi. Non è che lo vogliano, è che sono proprio fatti così e non possono farci niente. Gli elenchi delle associazioni sono pieni dei loro nomi, e quando stanno per essere cancellati riappaiono allegri e pimpanti. Non ci puoi fare affidamento, ma non riesci a scrollarteli di dosso.

Per fortuna ci sono gli umili, affidabili e sereni. Non vogliono che dare un contributo e per questo rimangono tranquilli in ogni circostanza. Coinvolgono altre persone e sono il sostegno di ogni altro volontario. Si sentono fratelli di tutti e non scelgono un proprio ambito di intervento, ma vanno dove le circostanze li portano, e non si stupiscono della fragilità altrui ben conoscendo la propria. Possono non essere perfetti, ma si correggono facilmente. Puoi ignorarli o maltrattarli, ma non appena gliene darai l’occasione ti sorrideranno più di prima. Incrollabili.

Ci sono infine gli infiammati di carità. Sono rari. Hanno empatia, ma la completano con la fratellanza universale; fanno volontariato, ma non per uno sforzo della volontà. È l’amore che li spinge a donarsi; non hanno bisogni, è il cuore che li guida. La carità è la perfezione del volontariato, chi opera per essa non si riposa, perché non agisce in base a sentimenti o ragionamenti, ma per la forza che ricevono da Dio. In loro è spontanea l’accettazione dell’altro, non è scossa dal fallimento; sanno di essere utili, ma non se ne compiacciono; sanno che ogni gioia è effimera e vorrebbero donare piuttosto la gioia eterna di conoscere Dio. Hanno però un bisogno estremo di Dio: se non pregano, sentono fatica e nervosismo, non riconoscono più un fratello nell’altro, si spegne in loro l’amore e il servizio si riempie di recriminazioni e lamentele. Chi opera per carità è il più forte dei volontari, ma potrebbe diventare il peggiore. Sono angeli di carità o dèmoni di ipocrisia.

È bella questa varia umanità. Alla fine, ho imparato che ognuno fa quel che può con ciò che ha, con i suoi limiti e le sue ricchezze. Ognuno brilla in modo diverso, ed insieme valgono più della loro somma. Uniti sono come la fusione di tutti i colori: il risultato è un bianco splendente che illumina il mondo.

don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino

Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 8 Febbraio 2023

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