È bello il Carnevale, ma io, scusate, preferisco il Paradiso

Il Carnevale resiste senza Arlecchino e Pulcinella, ma con principesse e personaggi aggiornati. È sempre Carnevale, il giorno in cui non ci si prende tanto sul serio e puoi essere diverso. I bimbi indossano le vesti di chi ammirano e gli adulti giocano a essere bambini. È un giorno di libertà da quei ruoli a cui il lavoro ci costringe giorno per giorno; è la gioia da gustare prima della penitenza quaresimale.
Il Carnevale è festa tutta umana. Non c’è l’inferno delle fatiche quotidiane e delle sue prigioni, non c’è il purgatorio delle meditazioni della Quaresima, non c’è la gioia soprannaturale della Pasqua. È la gioia di esser vivi, di giocare come in un limbo di bambini, la gioia tutta terrena dello scherzo e del ridicolo. Per un giorno apparteniamo a questa terra, non con gli impegni che ci siamo costruiti, ma con la serenità di quel paradiso, tutto terreno, in cui siamo stati creati. Per un giorno siamo solo umanità, allo stato puro.
Il Carnevale è bello, perché scopriamo che senza tailleur e senza cravatte ci si vuole bene ancora di più, che prima della stima sociale c’è la gioia di stare insieme. Sembra che non possiamo aspirare a nulla di meglio, che la Quaresima venga a rovinare tutto: non si fanno feste, i colori sono scuri, gli altari spogli, un tempo a Roma erano chiusi anche i teatri. È un ritorno alla realtà, per prendere consapevolezza della nostra fragilità. È triste la Quaresima, eppure è necessaria. Bisogna distruggere per poter ricostruire.
Il Carnevale è insidioso. Per un giorno rompi ogni regola, ma torni a rispettarla ancor più schiavo il giorno dopo. La Quaresima è purificante, è rivoluzionaria, se la vivi davvero: rimette in discussione ciò che sei e ciò che fai, e tu guardi con franchezza quello che hai realizzato. E lì ti accorgi che sei ancora schiavo, che il Carnevale non è sufficiente a giustificare anni vissuti senza meta. La Quaresima ti fa vedere ciò che manca. È qui che scopri se sei ora come ti immaginavi da ragazzo.
No, il Carnevale non basta. È umano, ma è solo umano, e noi abbiamo cieli immensi dentro, abbiamo desideri di cose definitive, eterne. È la Pasqua ciò a cui davvero aspiriamo senza accorgercene: un’esistenza di amore senza fine, di gioia senza tristezze, di libertà senza tempo. È la risurrezione del nostro corpo, la purificazione del nostro cuore, la luce nella nostra intelligenza e l’amore di Dio che ci avvolge: questa è la nostra sorte. La Quaresima ti fa alzare gli occhi verso il cielo. La luce della Pasqua illumina poi la strada per rimanere liberi nei giorni senza feste, per mantenere il cuore semplice senza coriandoli e dolciumi, per volersi bene anche nei giorni della fretta e degli impegni. La Pasqua costruisce ciò che ti porti in Paradiso.
È bello il Carnevale, ma io, scusate, preferisco il Paradiso!
don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino
Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 26 Gennaio 2023
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