Completato giovedì 23 marzo 2023 nel giardino interno della Parrocchia S. Tommaso d’Aquino
Nel giardino interno della Parrocchia S. Tommaso d’Aquino, nel tardo pomeriggio di giovedì 23 marzo 2023 viene completato, dopo quattro giorni di lavoro, un nuovo murale.
Vi sono rappresentati un bue, un asinello, una pecora col suo agnellino, un bambino illuminato da una luce esterna: il bue è la potenza del Signore, l’asinello la Sua umiltà, l’agnello è il segno di quel sacrificio che ha portato Gesù fino alla Croce, perché era «come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori» (Is 53,7) per amore degli uomini.
Il bambino è la figura più piccola, ma è illuminata e illuminante: è il vertice della creazione, che nell’umanità prende consapevolezza di sé e rende lode a Dio per la propria esistenza.
L’opera è la personale rielaborazione artistica del tema della Natività operata dal duo romano Molecole, che ha voluto evidenziare la sacralità di ogni vita che nasce, convinte che la divinità sia in tutte le specie, in tutte le cose.
Molecole è un progetto delle artiste Gaia Flamigni e Virginia Volpe nato a novembre 2020, che vive la contaminazione dei segni e dei mondi di significato in pittura; oltre ad aver realizzato diversi murales, esse condividono anche un laboratorio, per seguire e sviluppare i propri percorsi individuali.
A loro vanno l’apprezzamento e i complimenti di tutta la comunità parrocchiale.
don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino
https://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.png00santommasodaquinohttps://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.pngsantommasodaquino2023-03-30 11:37:282023-03-30 11:37:31Nuovo murale a Tor Tre Teste
Sono stato venduto. Quei poveri che accolgo in parrocchia, a cui do cibo, cure mediche, vestiti e ascolto, proprio loro hanno osservato ciò che era più facile da rubare e hanno passato l’informazione ad altri, in cambio di aiuto per la propria “attività”. E così mi hanno aperto i distributori di merende e bevande.
Succede proprio così: lo specializzato in furti al supermercato ha bisogno di complici e informa lo specializzato in macchinette di merendine e caffè della presenza di queste in parrocchia. È uno scambio di favori che è essenziale per chi vive per strada. Gli altri sanno e tacciono per paura di ritorsioni, anche perché questi “specialisti” mantengono sempre un profilo basso, con colpi piccoli, qualcosa su cui non vale la pena indagare, o che si sconta con qualche giorno o settimana di prigione – un po’ di vacanza ogni tanto ci vuole. I loro nomi sono spesso conosciuti alle forze dell’ordine, di cui a volte sono informatori. Esiste un vero mercato di informazioni, il bene più prezioso. Tutto questo me lo ha spiegato con pazienza uno di loro. Naturalmente lui onesto, solo lui. Ho saputo tutto questo, ma non mi sono arrabbiato. La realtà, dolorosa nella sua crudezza, è che i poveri non sono buoni – non tutti – come non lo è spesso anche chi povero non è.
Il mondo in fondo è strutturato allo stesso modo ai suoi diversi livelli. Questo è il nostro modello economico: veniamo venduti e derubati continuamente, dalle nostre banche, dai social, dalle aziende che ci forniscono i servizi più essenziali. Amministratori delegati studiano indefessi nuovi metodi di inganno o manipolazione dei loro clienti a beneficio dei propri bonus di fine anno, certi della propria impunità. Fallimenti pilotati e speculazioni finanziarie legali nel silenzio dell’opinione pubblica, dei giornali, dei politici pesano sulle spalle delle famiglie, ma non c’è rabbia contro questi ladri in giacca e cravatta e li ascoltiamo in televisione come maestri, li ammiriamo come esempi. Si aiutano tra loro, questi ladri eleganti, si passano le informazioni su di noi per blandirci meglio, truffarci o derubarci. Sono ben conosciuti da tutti, ma nessuno li ferma. L’informazione è il loro bene più prezioso. È quanto mi è stato spiegato. Alla fin fine è lo stesso mondo della strada, ma vissuto negli uffici eleganti del centro.
Sono stato venduto, ma non è la prima volta. Ci sono rimasto male, ma non mi sono arrabbiato. I ricchi ladri rispettati da tutti, sì, mi tentano di più alla rabbia, non so perché. Se i ladri in cashmere sono però irraggiungibili, a queste piccole e tristi figure che mi vengono a spiare con la scusa del cibo e del vestiario forse posso ancora mostrare altri modi di vivere. Ci posso tentare, perché mi intristisce il pensiero che, derubandomi di pochi euro, mi tolgano la possibilità di aiutarli a trovare una via di uscita dalla loro vita infelice. Sono ingenuo, sicuro, ma chi come me l’ha sempre avuta una famiglia, che ne sa della loro vita?
Devo andare a lezione, imparare da loro, senza negare, a chi ne ha tanto bisogno, quel perdono di cui ho fatto io tante volte bisogno, quella luce che io ho ricevuto da tante persone buone senza alcun mio merito.
Mi hanno tolto dei soldi, in fondo, ma non me stesso. Continuerò a voler loro bene, ad accoglierli – con qualche lucchetto in più. È la mia vendetta: che non possano dire che mi derubano perché ho loro negato aiuto. Non abbiano scuse. Quelli in giacca e cravatta non li posso raggiungere; questi piccoli delinquenti – con l’aiuto di Dio e di qualche persona buona – forse ancora sì, perché almeno qui intorno ci sia una vita un po’ più serena. Qualcuno cercherà ancora di derubarmi, e potrebbe riuscirci, ma se mi arrendessi farei di me il ladro peggiore: toglierei, a me e a chi mi circonda, la speranza di una vita diversa. E allora continuiamo: chi se la sente di darmi una mano?
don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino
https://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.png00santommasodaquinohttps://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.pngsantommasodaquino2023-03-30 11:35:342023-03-30 11:35:38Mi hanno tolto dei soldi
don Domenico Vitulli, parroco a S. Tommaso d’Aquino – 22 Febbraio 2023
Alle 17.28 del 9 novembre del 1965 su New York e il nord est degli USA, seguiti a ruota dagli stati del sud del Canada, calò l’oscurità. Lo stato di New York fu il primo, successivamente furono colpiti anche il Massachusetts, il Connecticut, Rhode Island, il Vermont, il Maine, il New Hampshire e due province canadesi. Era il primo blackout su vasta scala della storia.
La cosa era così nuova e sconcertante che persino i ladri si astennero dal rubare: ci fu infatti in quelle ore un calo dei reati. Si sparsero addirittura voci di extraterrestri per alcune luci inaspettate nei cieli. Erano tempi in cui cinema e televisione avevano invaso la vita di ogni americano ed improvvisamente non funzionavano. Le cause dell’interruzione di corrente non si sono mai chiarite ma, sebbene mai ufficialmente confermato, sembra che 9 mesi più tardi – intorno all’agosto del 1966 – vi fu un netto incremento delle nascite. Sappiamo quindi ora che, lungi dal deprimersi o spaventarsi, il blackout spinse cittadini onesti e no a tirare fuori le candele e ad approfittare di un’atmosfera diventata improvvisamente romantica. Non ci potette essere alcuna musica di sottofondo, ma bastarono il buio e la noia. Robert Wagner, all’epoca sindaco di New York, definì il blackout «la più bella notte della città», e possiamo intuire il perché.
Ho ricordato questo lontano episodio di cronaca perché di recente, proprio in questo inverno del 2022-2023, il governo italiano sembra seriamente preoccupato della denatalità: nascono pochi bambini e siamo al secondo posto come nazione con maggior numero di persone anziane (il primo è il Giappone): non ce ne abbiano gli anziani, è che siamo preoccupati della vecchia fama dell’Italia come “paese dell’amore”. Siamo diventati il paese dell’amore platonico. E non sono solo gli italiani a non fare figli, ma anche i migranti stabilitisi in Italia, appena arrivano, sembrano perdere la voglia di metterne al mondo: il fatto non è lusinghiero.
C’è chi invoca maggiori permessi parentali, chi propone la tassazione familiare e chi spinge per maggiori incentivi; si escludono a priori invece un minor precariato lavorativo e un più facile di accesso al credito, o maggiori fondi alla politica sociale, tutte soluzioni ritenute “demagogiche”. Io una soluzione ce l’avevo, ma penso che lo stato italiano mi abbia già preceduto.
È un colpo di genio riuscire a mettere d’accordo industriali e famiglie, stato e cittadini, sviluppando inoltre il made in Italy e recuperando tradizioni e immagine internazionale, ma eccolo: fare come a New York nel 1965! Tutti al buio per un po’!
Certo non siamo più nel 1965 e dalla elettricità dipendono ormai troppe cose: computer e telefonini fuori uso bloccherebbero persino le attività più vitali negli ospedali. E allora? Allora il blackout lo facciamo realizzare dagli stessi cittadini, a piccole dosi: aumentiamo i prezzi dell’elettricità, così che ne possano usare meno; aumentiamo il prezzo del gas, in modo che debbano ricorrere ad altri mezzi per riscaldarsi. Il blackout sarà personalizzato, liberamente scelto per risparmiare. Gli industriali cercano soldi e noi permettiamo loro di speculare sul prezzo delle fonti energetiche senza problemi. Le famiglie desiderano risparmiare e sentirsi unite nell’amore, e noi gliene diamo l’occasione. Lo stato vuole l’incremento della natalità e noi creiamo l’opportunità. Tutti contenti. Il buio e il freddo degli appartamenti sono i nuovi mezzi per un po’ di romanticismo, senza inoltre la distrazione dei social. Torneremo ad essere il paese dell’amore. Si mangerà a lume di candela senza mettere su Facebook la foto dei piatti; i ragazzi si conosceranno tra loro senza balletti su Tiktok e i fidanzati scopriranno che senza WhatsApp certe cose si dicono meglio. Spinti dalla mancanza di internet le coppie torneranno a guardarsi negli occhi e si ricorderanno dei loro primi momenti insieme, sentiranno di nuovo la prima attrazione; spinti dal freddo si riabbracceranno e ricorderanno quando i brividi che sentivano non erano di freddo. Il governo non dovrà fare leggi che potrebbero scontentare qualcuno e i bambini infine nasceranno, invertendo la tendenza statistica. I neogenitori saranno i primi a ringraziare il rigido inverno per aver fatto loro riscoprire emozioni sopite.
La mia è solo un’ipotesi, ma forse è per questo che non viene fermata l’ascesa dei prezzi. Non se ne parla sui giornali, nessuno vuole dirlo, secondo me per non togliere spontaneità alla situazione. I nostri governanti sono dei geni: tra vent’anni, come a New York nel 1965, festeggeremo l’inverno più bello che abbiamo avuto in Italia. Il boom delle nascite dal boom dei prezzi: è questo l’esperimento sociale. In fondo è l’unica risorsa che lo stato ci offre al momento per svecchiare l’Italia. E allora che dire? Speriamo che i prezzi aumentino e l’inverno continui rigido e piovoso… una nuova generazione ce ne sarà grata.
don Domenico Vitulli, Parroco a S. Tommaso d’Aquino
Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 22 Febbraio 2023
https://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.png00santommasodaquinohttps://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2019/10/san-tommaso-d-aquino-logo-1.pngsantommasodaquino2023-02-25 16:35:522023-02-25 16:35:55Boom di nascite e boom di prezzi
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