A cosa serve una parrocchia?
Nasce per la fede, non ama la religione: la religione è vincolo, struttura; la fede è fiducia, relazione. La fede crea legami, ma di libertà. La parrocchia vive di rapporti di amicizia, con Dio e tra le persone. In un mondo di solitudini parallele, la parrocchia costruisce reti di persone.
Il Dio cristiano si è fatto piccolo, è un Dio buono e incredibilmente debole. Si è lasciato persino uccidere senza reagire, sa accettare il rischio dell’amore. In un mondo dominato dall’arroganza, la parrocchia aiuta le persone a farsi piccole, perché possano amare.
Il sole ogni mattina cancella le altre luci dal cielo. Ogni diversità è annientata. Così è la legge del mondo, il più forte non tollera compagni ed occupa ogni spazio. Un pezzo di legno abbandonato, ripulito e fissato a dei cardini, nel limite dei suoi movimenti trova il suo ruolo: ora è una porta. In un mondo dove si erge il più forte, la parrocchia raccoglie gli esclusi per metterli al servizio del mondo.
Il metallo è immobile, la plastica inerte, e il petrolio da sotto la terra schizza e ricade sul suolo. La loro unione, in struttura precisa, s’innalza invece veloce nel cielo in forma di aereo: l’insieme vale più della somma delle parti, la loro unione ha fatto sorgere inaspettate qualità. Dove c’è solitudine inerte, la parrocchia fa sbocciare i semi nascosti in ciascuno.
I nostri desideri fissano i pensieri e inchiodano l’immaginazione. Non tollerano ritardi. Il desiderio trattenuto impara a contemplare e a cercare la profondità nella bellezza. La parrocchia insegna a rallentare, per mostrare nuovi paesaggi e far nascere artisti.
Anche Dio si è trattenuto, per non rimanere solo, perché nulla può nascere se ogni spazio è riempito: anche il bene ristagna sterile e mortifero, quando pretende di regnare indiscusso. La verità accecante schiaccia ed umilia. La parrocchia ha pazienza, non esclude; non possiede ogni verità, ma le genera col tempo negli occhi di ciascuno. La parrocchia è pregna di verità personali condivise.
La parrocchia non appartiene a chi crede in Dio, ma porta chi ne fa parte a sperimentare che ogni debolezza può essere accolta, ogni fragilità perdonata, ogni vita amata, e che ogni essere umano possiede dignità e bellezza. È necessario credere che la nostra vita abbia profondità inesplorate per farne parte. La porta è aperta. La parrocchia è scuola di umanità.
È solo insieme che siamo a immagine di Dio; è solo nell’amicizia che ciascuno scopre il proprio volto divino. Non tutti ne hanno fatto esperienza nella propria, ed ecco a cosa serve una parrocchia: la parrocchia mostra i molti colori del volto di Dio.
Don Domenico Vitulli
Parroco a “S. Tommaso d’Aquino” – Tor Tre Teste
Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 15 febbraio 2022
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