25 marzo: Giornata di preghiera per la vita nascente

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Ci sono bimbi che hanno fretta di andare in cielo. Ci sono bimbi che sono gli adulti a far sì che vadano subito in cielo.

Ho saputo tante storie, ho conosciuto tanti genitori, ma di bimbi ne ho vista una, una sola: una femminuccia in bara bianca, al terzo mese di gestazione, al Policlinico Casilino. Non avevano trovato il cappellano, avevano fretta di benedire la figlia, e il padre si era messo in auto alla ricerca di una parrocchia. Ha trovato me. Mi ha guidato a velocità in una piccola stanza nell’interrato dell’ospedale. Hanno avuto la lucidità di richiedere subito il corpo, prima che venisse smaltito, la lucidità di vivere il lutto. Fuori in corridoio i parenti affranti, nella stanza la mamma che contempla la figlia nata morta, nella bara la bimba con un vestitino rosa e i giocattoli che le avevano comprato: che tu sia un giovane adulto o un esserino di pochi centimetri, il dolore dei tuoi genitori è comunque straziante.

Ho lavorato in una casa-famiglia, prima del sacerdozio. Mamme giovani e giovanissime con storie irreali, non adatte ai giornali. Il figlio accolto alla fine dopo diversi aborti, da parte di alcune: aborti costretti o blanditi dai genitori o dal partner, aborti a volte ripetuti, vissuti quasi sempre senza coscienza. Ti sembra assurdo che più volte abbiano abortito, non costa molto un contraccettivo. Ci vuole un po’ perché io arrivi a capire: il figlio è famiglia, la cura del proprio passato, concepito più volte finché nessuno più ti convince a eliminarlo; è qualcuno da amare senza aspettarsi nulla, qualcuno da cui essere amata, un affetto sano finalmente. Qualche volta non ce la fanno e danno in adozione il figlio: è difficile amare senza essere mai state amate. A volte tirano fuori energie inaspettate: c’è chi lascia la droga per la figlia, c’è chi lascia tutto.

Sono due milioni i bimbi nati morti l’anno scorso per cause naturali, più di quarantadue milioni per aborto volontario (fonte O.M.S.).

Ci sono bimbi che pregano dal cielo per i genitori che non hanno potuto abbracciare; ci sono bimbi che perdonano dal cielo i genitori che non li hanno desiderati. Ci sono bimbi in adozione che pregano per le loro mamme, per averli partoriti e lasciati andare, perché se ne prendessero cura persone con meno ferite delle loro; ci sono bimbi che perdonano ogni giorno gli sbalzi di umore e le incoerenze della loro mamma, perché affronta ogni giorno mille ostacoli – e il dolore che si porta dentro – per donare quell’amore che a lei è mancato.

Ci sono mamme che non vogliono più pensare al figlio perso e non sentono che il vuoto. Per loro preghiamo anche noi.

don Domenico, parroco a San Tommaso d’Aquino

Articolo apparso su “AbitareA Roma” – 14 Marzo 2022

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